Pier Paolo Pasolini e le borgate romane

Disponibile su Amazon, il lavoro di Pasolini in relazione con le “sue borgate”.

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Un monumento al sottoproletariato romano: storie, riflessioni, ambiguità:

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A quel tempo noi annavamo a rubbà. Tutti i ragazzi annavano a rubbà, mica annavamo a scola. Non stavamo messi bene, ma Pasolini c’ha saputo indirizzà a tutti quanti.

Tarzanetto, uno dei “Ragazzi di vita” amico di Pasolini

Pasolini non è romano, ma lo diventa ben presto, appena dopo il suo trasferimento a Roma. Non senza qualche “trauma”:

Sto diventando romano, non so più spiccicare una parola in veneto o in friulano e dico li mortacci tua. Faccio il bagno nel Tevere, e a proposito degli “episodi” umani e poetici che mi succedono moltiplicali per cento in confronto a quelli friulani.

Lettera di Pasolini all’amico Nico Naldini, giugno 1950

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A proposito dell’autore

Flavio Quintilli

Sono Flavio Quintilli, giornalista e insegnante. Per anni mi sono addentrato nella periferia romana a denunciarne il degrado sociale su varie testate locali. Entrato in contatto con l’opera pasoliniana, me ne sono innamorato: giornali, libri, film. Subito è scattata una scintilla e la voglia di scrivere queste pagine a sua memoria.

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Introduzione

Nell’ultimo decennio, le periferie hanno avuto un ruolo
molto importante nella comunicazione politica e
giornalistica, soprattutto parlando di Roma. Il motto
condiviso dei partiti di maggioranza e opposizione è
sempre quello di “rimettere al centro le periferie”, come si
è visto, ad esempio, nelle ultime tornate amministrative che
hanno interessato la Capitale. La domanda che ci poniamo,
però, è: questo accordo nasce da una visione condivisa del
concetto di periferia? O meglio, cosa intendiamo noi per
periferia?
La parola, etimologicamente parlando, rappresenta
l’unione di due termini greci: perì (particella che significa
‘intorno”) e fereia (derivante dal verbo ferein “portare”); il
suo significato letterale è quindi quello di portare attorno,
originariamente riferito alla linea curva che, richiudendosi
su sé stessa, forma una circonferenza. La periferia è
letteralmente ciò che circonda, ciò che si trova intorno,
ovvero l’area marginale di una città centrale. Questo si può
dire, però, soltanto in relazione a un centro e a un esterno,
ovvero la campagna. La campagna è la cinta naturale di una
città, è l’intorno che circonda i palazzi e le strade della
metropoli.
Se la periferia è ciò che è attorno alla città, allora cos’è
questo attorno che circonda Roma e chi sono i suoi
abitanti? Oggi, questa domanda sembrerebbe avere una
risposta scontata, anche in virtù della propaganda politica
di cui si diceva in incipit. Non esistono cittadini di serie A
(la città) e di serie B (la periferia), tutti sono cittadini di una
medesima città (in questo caso, Roma). La risposta non è
tuttavia così scontata; rappresenta in realtà una vera e
propria conquista: politica, culturale e strutturale. Ne sa
qualcosa l’autore di cui ci stiamo per occupare: Pier Paolo
Pasolini.
Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922 ma
trascorre buona parte della sua infanzia a Casarsa della
Delizia, provincia di Pordenone nel Friuli-Venezia Giulia, a
partire dal 1928, presso la casa materna. Il padre di Pier
Paolo, infatti, era agli arresti per debiti e questo soggiorno
friulano sarebbe rimasto a lungo nell’immaginario
pasoliniano, nonostante i continui trasferimenti, al ritmo di
uno l’anno. I soggiorni estivi di Casarsa, con le sue
campagne, contribuirono molto nella futura costruzione
pasoliniana della relazione tra la città e il suo attorno.

…vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda
penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate
figure di contadini e intronato dal suono senza
tempo della campana.

Il soggiorno friulano rischia di finire molto male per Pier
Paolo, quando il 15 ottobre 1949 viene denunciato dai
carabinieri di Casarsa. Pasolini era stato coinvolto in uno
scandalo:

per l’esattezza nella contrada contadina di
Ramuscello, una frazione di Cornovado, durante la
Sagra di Santa Sabina. […] L’accusa che parla di atti
osceni in luogo pubblico e di corruzione di minori è
arrivata all’Arma per voce di popolo: Pasolini è stato
sorpreso insieme ad un ragazzo a poche centinaia di
metri dal laghetto Pacher.

Eppure, è a Casarsa che Pasolini conosce il mondo
dell’insegnamento. La mamma era insegnante, lui era il
“maestro mirabile”.
3 Così come la “voce di popolo” aveva
portato all’Arma la denuncia, così la voce dei genitori della
scuola era arrivata al Provveditorato scolastico, chiedendo
di riconfermarlo insegnante. Tuttavia, se la prima voce fu
ascoltata, la seconda fu ignorata. Pasolini è disoccupato.
All’amico Franco Farolfi, scrive il 31 dicembre 1949:

 

Carissimo Franco, ti scriverò lungamente fra qualche
giorno; ora due parole: ho perso il posto di insegnante
a causa di uno scandalo in Friuli in seguito a una
denuncia che mi è stata fatta per corruzione di
minorenni.
[…]
Oggi è l’ultimo giorno dell’anno: davanti a me non ho
nulla, sono disoccupato; senza assolutamente nessuna
speranza di lavoro, mio padre è nelle condizioni fisiche
e morali che sai. Aria di suicidio.

Pochi giorni dopo questa lettera, Pier Paolo e la madre si
trasferiscono a Roma.

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